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Con quale spirito pratichiamo l’arte marziale?

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Con quale spirito pratichiamo l’arte marziale?

9 Dicembre 201626 Gennaio 2017by MIMin Approfondimenti

Insegnamento Zen: KYO GE BETSU DEN, tradotto letteralmente:
“A partire da quale spirito pratichiamo qualcosa, qualsiasi cosa”.

Quale spirito mettiamo nelle nostre azioni?

È un principio che possiamo applicare a tutte le cose della nostra vita quoti­diana, ogni scelta che facciamo contiene questo principio, ma soprattutto nel Dojo questo principio è importante: fondamentale.

Alcuni fanno arte marziale per curare il proprio fisico, altri per sentirsi più sicuri, altri per fare un po’ di moto…va tutto bene, è sempre meglio che starsene in poltrona, ma per penetrare il vero spirito, la forza interiore e la padronanza dei Maestri questo non è sufficiente; se non si pratica assiduamente e con concentrazione si rimane sempre deboli.

Nel Dojo occorre in continuazione vincere se stessi, la propria pigrizia, l’arro­ganza, la paura, la timidezza, l’ego, l’individualismo…alla fine è il proprio spirito negativo che bisogna uccidere. Solo così si può progredire oltre ad un certo limite.

Forgiare se stessi significa anche ripetere in continuazione le stesse tecniche, ma con quale spirito ripetiamo? Non si deve ripetere da ottusi.

Capire come abbandonare la mente e il corpo nella ripetizione, comprendere la coscienza delle proprie azioni attraverso il corpo e non solo con la mente è la giusta Via, ma è molto difficile: occorrono molti anni di sacrificio e di concentrazione. L’insidia dello scoraggiamento è sempre presente. Ci sono periodi in cui ci sembra che tutti i nostri sforzi siano vani e che invece di progredire si regredisce, ma è proprio quando si entra in crisi con se stessi che il livello sale. A volte basta osservare il comportamento dei compagni di pratica più anziani, confidarsi con gli amici o con il proprio istruttore e la crisi scompare come per incanto.

Anche facendo uno sport si può forgiare il nostro corpo attraverso la fatica, il sacrificio e la perseveranza, ma giunti ad una certa età ci si ferma, si regredisce; le medaglie e le coppe restano solo dei bei ricordi. Se invece pratichiamo l’arte marziale con il giusto spirito possiamo progredire tutta la vita!

Alla mia età (classe 1932) è difficile recuperare le energie e proseguire, ma con la giusta concentrazione su tutte le sue parti, nutro il mio corpo e sento che le mie azioni diventano sempre più fluide ed efficaci.

A mio avviso questa è la prova che se pratichiamo arte marziale nella scuola giusta, possiamo progredire tutta la vita.
M° Giuseppe Figini Bodisattva Zen – 6° Dan Jisei Do

00Intervista a Ermanno Cozzi, 1988Niente cadute col Tai Chi

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